Il Cagliostro censurato

il resto del Carlino Luglio 1970

Roberto Gervaso mi fa sapere che lavora attualmente intorno a un libro sulla vita di Cagliostro e mi chiede di passargli alcune informazioni e, se del caso, di fornirgli qualche chiarimento. Ben poco so io sulle vicende dell’avventuroso personaggio che non siano già consegnate in gran parte alla storia. Comunque, gli rispondo facendo del mio meglio per istradarlo, suggerendogli, fra l’altro, di fare una capatina negli studi della RAI-TV, in Roma, perché le venga consentita la visione, in via riservata, di un cortometraggio di José Pantieri, girato tempo addietro sulle rupe di San Leo e dentro la tetra cella dove Cagliostro morì: cortometraggio per la cui realizzazione anch’io ho dato una mano e che, per svariate e complesse ragioni, è tenuto tuttora in quarantena.

Alla luce di recenti rivelazioni provenienti dalla Francia, dove più a lungo operò, si desume che Cagliostro ha lasciato un gran numero di manoscritti dei quali, a un certo momento, si è impossessato il Sant’Uffizio. Se non sono stati bruciati, essi dovrebbero trovarsi negli archivi del Vaticano, e v’è da augurarsi che, in omaggio alle nuove idee dell’azione ecumenica e riconciliazione coi “fratelli separati”, le autorità ecclesiastiche vogliano dare alla luce queste carte importanti le quali conterrebbero le giustificazioni di Cagliostro cui egli stesso fece allusione durante la prigionia fino alla morte.

In attesa che le autorità vaticane e gli organi superiori che presiedono alla RAI-TV diano via libera al cortometraggio del giovane regista romagnolo, il quale mi dice che, in caso della messa in onda del documentario e di eventuali tagli, egli firmerà il proprio lavoro con lo pseudonimo di Giuseppe Rinuncia, e con la speranza di acquisire nuovi elementi da inviare a Gervaso, in attesa di tutto ciò, dicevo, in un tardo pomeriggio d’agosto mi tolgo dagli ozi della spiaggia e del marasma del litorale e, lungo la comoda e non superaffollata rotabile di Valmarecchia — la stessa prescelta da Giulio Cesare, dopo varcato il Rubicone, per raggiungere Roma, e percorsa dal Poverello quando andò a Verna per ricevere le stigmate — in mezzo di mezz’ora di macchina e senza correre, traghettando dalla fascia di mare alla collina, favorendo, così, l’auspicato scambio turistico con l’entroterra, raggiungo la vetta di Monte Feretrio: una variante al tran tran delle balere, consigliabile a quegli ospiti desiderosi del romanzesco e bisognosi di respirare un boccone d’aria pura…

Luigi Pasquini
(il Resto del Carlino, 28 luglio 1970)

La difficile arte di far sorridere

José Pantieri

La RAI-TV tenta nuove strade nel campo dello spettacolo comico.

José Pantieri, conosciuto da anni come il “propugnatore di una nuova scuola del cinema comico” per le sue ricerche d’avanguardia in questo settore lavorerà per la Televisione: preparerà un breve spettacolo comico d’avanguardia, di 15-20 minuti, ideato, diretto e interpretato da lui stesso.

Si tratta di Passaggio obbligato, cioè di una “comica moderna” che prende di mira un certo tipo di progresso, dove anche le cose più semplici diventano difficili e complicate. In realtà è la storia di due fidanzati che si danno appuntamento in Piazza del Duomo a Milano, ma a causa del traffico e dei sottopassaggi che sono “obbligati” a prendere non riusciranno mai ad incontrarsi.

La realizzazione di Passaggio obbligato sarà anche imperniato su una nuova tecnica di realizzazione. L’azione sarà ricca di gags metafisiche, e visivo-sonore. Non ci saranno dialoghi.

Pantieri ha infatti sperimentato una nuova forma di comicità visivo-sonora basata su associazione di idee, suoni e immagini.

Per i grandi umoristi del cinema la voce non è mai stata un complemento indispensabile. I grandi comici del muto sono stati, del resto, ben superiori a quelli del sonoro. Nei film di Tati, che va considerato l’erede legittimo dei grandi “muti”, si parla appena, ma le loro colonne sonore sono quasi importanti quanto le immagini, grazie al montaggio di rumori, musiche, conversazioni.

Ai motivi antichi e a quelli recenti di Jacques Tati intende ricollegarsi José Pantieri, ben noto come vessillifero di una nuova scuola del cinema comico.

Notiziario ANICA, Gennaio 1970

Si gira a Firenze L’antiquario di Buzzati

L'antiquario fiorentino gennaio 1970

Il regista Giuseppe Rinuncia “gira” a Firenze. Rinuncia è un cognome d’arte, «protestatario quel tento che basta a far ricordare a chi di dovere che l’attuale incarico è solo l’occasione per giungere a fare ciò che desidero da sempre, cioè il comico-regista-autore, qualcosa del tipo, se sono leciti certi confronti, di Chaplin o Tati». Giuseppe Rinuncia, al secolo José Pantieri, da anni studia, legge e scrive «soggetti per fare ridere», nella speranza di interpretarle al più presto sui teleschermi. Nel frattempo ha ottenuto l’incarico dalla TV di realizzare due brevi riduzioni di celebri novelle, L’antiquario di Buzzati e La mamma dei gatti di Palazzeschi.

La vicenda dell’Antiquario centrata sugli aspetti curiosi e insoliti del collezionismo di antichità, è stata ambientata in un sovraccarico negozio di via de’ Banchi. Gli attori sono stati presi da varie compagnie teatrali fiorentine e, secondo una tradizione che trova le sue origini soprattutto nel risparmio, dalla strada.

José Pantieri, con baffi, occhiali e cappello scuri, urla e si affanna dietro alla cinepresa per rispettare i tempi di lavorazione: il racconto deve andare in onda il 24 gennaio sul nazionale nel pomeriggio, tra le trasmissioni dedicate agli scolari. Nella sua borsa, insieme al copione e all’agenda, tiene le sue idee e le sue speranze. Ogni tanto tira fuori un volantino pubblicitario, che reclamizza, metà in italiano e metà in francese, le qualità del nuovo comico geniale («Un nuovo Charlot?») nemico dichiarato dell’avanspettacolo e della grossolanità. Nei volantini, stampati in Francia durante gli anni di permanenza di Pantieri a Parigi, l’aspirante Tati è ritratto con un ombrello, la giacchetta troppo larga, il cravattino scomposto e un cappello sformato. Forse lo vedremo così tra poco in televisione, e allora si libererà dell’attuale cognome di protesta.

M.
(La Nazione, Firenze, 4 gennaio 1970)

Passaggio obbligato, di José Pantieri

Passaggio obbligato, Josè Pantieri 1970
Radiocorriere, novembre 1970

Passaggio obbligato è il titolo di uno special realizzato per la televisione da José Pantieri, un giovane attore e regista che si è affermato in questi ultimi anni come uno dei maggiori studiosi del cinema comico. Nel suo primo lavoro televisivo Pantieri prende di mira le influenze negative che la società dei consumi esercita sugli individui rendendo loro difficili anche le imprese più semplici. Il film è stato girato in bianco e nero su pellicola 35 millimetri e dura venti minuti.
È la storia di due innamorati (José Pantieri e Marianella Laszlo) che finiscono per compromettere il loro rapporto a causa di una serie di disavventure e degli ostacoli provocati dalla struttura e dal ritmo ossessivo di una grande città. I due protagonisti non parlano e la comicità è basata unicamente su effetti visivi e sonori e su gags associative ideate dall’autore.
Passaggio obbligato è stato realizzato dall’Usine à gags un movimento di avanguardia fondato dallo stesso Pantieri che raggruppa una équipe di sceneggiatori, registi, tecnici e che ha come scopo la ricerca di nuove forme di comicità. «L’attività del comico», dice Pantieri, che si firma polemicamente Giuseppe Rinuncia, «non è soltanto una forma di espressione artistica, ma è anche una manifestazione di un impegno sociale nuovo. Occorre servirsi del comico per migliorare il mondo in cui viviamo».
(dal Raciocorriere, 13/19 settembre 1970)