Bordighera 16 marzo 1963. Con No limit diretto da quel Monty Banks, scomparso nel ’50, che fu anche attore comico e che in Italia era conosciuto col soprannome di Birillo, inizia domattina la retrospettiva di questo Ottavo Festival del Film Comico Umoristico, dedicata, con felice scelta, al cinema sorridente inglese, dal 1930 al 1950. Sono in tutto sei pellicole, che illustrano l’evoluzione del cinema comico inglese, accostando alcuni dei caposaldi di questo fertilissimo humour (…).
Con la retrospettiva, ordinata da Claudio Bertieri, il Festival torna a quella purezza cinematografica che José Pantieri, un giovane attore italiano da molti anni residente a Parigi, ha oggi difeso vivamente, nel corso di una polemica conferenza stampa. Pantieri, dunque, ha dato vita, nella capitale francese, ad una usine à gags, cioè ad una fabbrica delle trovate che si si ripropone di tornare al linguaggio cinematografico dell’epoca del muto, ad una espressione artistica più pura, in cu abbia valore, più che la parola, l’azione.
«Perché, egli si è chiesto, i films di Jacques Tati hanno fatto il giro del mondo, riscuotendo ovunque applausi e successi? Perché la sua comicità è essenzialmente visiva, affidata cioè ad una serie di gags, di trovate, comprensibili a tutti, ma non per questo puerili o banali».
È nata così, da questa conferenza stampa, una vivace discussione sul cinema comico-umoristico, che prelude al convegno che inizierà lunedì sul tema Cinema e umorismo.
La usine à gag di José Pantieri ha vinto la sua prima grossa battaglia col film di Pierre Étaix — che di questo gruppo fa parte — Le soupirant, vincitore del Prix Delluc (il Goncourt del cinema) e che in Italia sta per uscire col titolo Io e le donne: abbiamo già avuto occasione di accennare a questa pellicola, che doveva anche presentarsi alla Rassegna di Bordighera, e pertanto non ci ripeteremo. Il suo successo in Francia è stato strepitoso, ed in Italia non sarà certamente inferiore.
Romano Maccario
(L’Italia)
Bordighera 17 marzo, notte. È arrivato da Parigi un giovanotto italiano deciso a muovere all’attacco dell’attuale cinema umoristico. Si chiama José Pantieri e nella capitale francese ha dato vita, assieme a un grupetto di entusiasti, alla Associazione internazionale del film comico d’arte. Il nostro giornale, al quale José Pantieri si è protestato pubblicamente riconoscente gli ha dedicato lo scorso anno un lungo articolo. La guerra ai registi e agli attori d’oggigiorno (compressi quelli che concorrono a Bordighera all’Ulivo d’oro, è stata dichiarata da Pantieri nel corso di un’animata conferenza stampa svoltasi nel Palazzo del Parco. Egli ha esposto le sue idee con trascinante foga oratoria. Ha cominciato col dire che la comicità cinematografica deve nettamente distinguersi da quella teatrale e letteraria. Ha tuttavia citato filosofi e romanzieri, fra cui Aristotele, Bergson e Rabelais. Di quest’ultimo ha ricordato la sentenza secondo cui «l’uomo non può fare a meno di ridere».
Ma come far ridere nel mondo moderno roso dalla noia, dal conformismo e dalla incomunicabilità? Il disinvolto esponente della nouvelle vaghe umoristica ha pronti i rimedi. Bisogna innanzitutto conoscere i sacri testi della comicità cinematografica del passato, costituiti, a suo parere, dai cortometraggi di Charlie Chaplin, di Harry Langdon e di Buster Keaton. Questi sono i tre grandi ai quali il dinamico José ha indirizzato un reverente omaggio. «Il cinema comico — egli ha osservato, — non potrà essere rinnovato se non ci si ispirerà all’esempio di Keaton, Chaplin e Langdon».
Pantieri ha quindi analizzato l’umorismo cinematografico nelle sue componenti artistiche, morali e sociali e perfino religiose. Ha perentoriamente affermato che dalle pellicole gaie dovranno essere d’ora innanzi banditi i doppi sensi, le smorfie e le ragazze in bikini, e che dovrà essere lasciato spazio sempre più ampio alle gags esilaranti. Non per niente il bizzarro italo-parigino, d’origine romagnola ha fondato nella Ville Lumière una fabbrica delle trovate dove si producono a getto continuo idee, battute, situazioni, destinate a suscitare ilarità. Molte di esse sono state già utilizzate da Jacques Tati, da Robert Dhéry e da Pierre Ètaix il cui filmetto Lieto anniversario ha ottenuto così lusinghiero successo giorni fa a Bordighera.
Vivacissimo il dialogo che si è quindi intrecciato tra il profeta della nuova comicità cinematografica e i giornalisti. Uno di questi ha obiettato che i metodi suggeriti da Pantieri rischiano di condurre a un tipo di umorismo meccanico, arido e cerebrale. L’interpellato ha replicato sostenendo che il successo delle trovate non esclude affatto sullo schermo una vicenda unitaria, un’ispirazione sincera, e uno stile sorvegliato.
Rispondendo ad altre domande, Pantieri ha rammentato alcune delle gags più originali da i tre grandi ed ha espresso la speranza di poter presentare al festival dell’anno venturo una o più opere realizzate da lui stesso, con gli amici della fabbrica delle trovate.
(…)
Angelo Maccario
(Corriere della Sera)